Immagine dall’articolo del 20 marzo scorso de La Repubblica

Lanciamo un forte allarme per quanto compiuto dal governo turco di Erdogan, che in opposizione e contrasto ai principi sanciti dalla Convenzione ha ritrattato sui diritti delle donne considerandoli “motivi di conflitto nelle famiglie” riconfermando il potere del patriarcato e rappresentando altresì un precedente molto pericoloso per il diffondersi delle idee reazionarie fondate sul potere maschile, liberticida e autoritario.

Sosteniamo le donne turche nella loro protesta accorata e pericolosa in un territorio così difficile come la Turchia di Erdogan, che vede carcerati e uccisi centinaia di prigionieri politici e uccisioni di stato come quella della avvocata Timtik Ebru.

È molto grave che in Europa, dove gli stati aderenti alla Convenzione si professano garanti dei diritti umani delle donne, non sia stato contrastato con efficacia il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, avvenuto proprio in occasione del suo anniversario decennale e in pieno periodo di pandemia, la quale ha peggiorato le condizioni di vita delle donne.

Si richiede agli stati aderenti una seria presa di posizione e una manifestazione di volontà seria e precisa che isoli e condanni la Turchia e tutti i paesi che minimizzano questo contesto e non si pongano in una posizione di protezione e applicazione dei principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul.

Rossella Mariuz

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