Presentazione del Centro antiviolenza UDI Bologna
Nell’ambito dell’operatività del CAV UDI di Bologna, comunichiamo la riorganizzazione delle attività previste dal centro sotto la direzione della nuova referente, la Dottoressa Barbara Verasani.
Operatrici, volontarie, servizio civiliste, avvocate e psicologhe offrono alle donne vittime di violenza un ventaglio di azioni di supporto, tra cui:
- Reperibilità H24 per chiamate, richieste di aiuto e supporto nel pieno rispetto dell’anonimato e della privacy;
- Colloqui individuali con operatrici del centro;
- Percorsi personalizzati in base ai bisogni espressi dalla donna;
- Consulenza legale pro bono;
- Sostegno psicologico;
- Mediazione interculturale;
- Orientamento sui servizi territoriali previdenziali di natura sociale, sanitaria, lavorativa e scolastica;
- Orientamento al lavoro;
- Sostegno e supporto di pratiche burocratiche e sanitarie;
- Accesso ai gruppi di auto mutuo aiuto;
- Sportelli d’ascolto nei comuni dell’area metropolitana d’intesa con le istituzioni locali;
- Piani di formazione per volontarie ed operatrici;
L’approccio che si intende preservare nella presa in carico della donna si nutre di empatia, ascolto, riservatezza e comprensione, valorizzando sempre la libertà di esprimersi senza alcun tipo di giudizio. Da noi che, con passione e amore, siamo sempre al vostro fianco, pronte ad accompagnarvi in un percorso di fuoriuscita dalla violenza e di ritrovata autodeterminazione e rinascita per ogni donna.
UDI Bologna è un’associazione di donne, di promozione sociale, che sin dagli anni Settanta aderisce al pensiero della differenza di genere e mette in atto la pratica politica dell’accoglienza di donne che subiscono violenza da parte degli uomini, attraverso l’instaurarsi di una relazione tra donne per l’emersione del fenomeno sociale della violenza maschile.
La violenza maschile sulle donne non è un fatto privato, ma è un fenomeno strutturale, uno dei meccanismi sociali attraverso i quali le donne si trovano in una posizione socialmente svantaggiata. Non è un’emergenza sociale da contrastare attraverso misure di sicurezza speciali, ma è un fenomeno antico, tanto quanto la storia dell’umanità che ha centrato la propria base su un unico genere, quello maschile.
La nostra mission: nella nostra sede UDI di Bologna, da sempre, le donne che chiedono aiuto trovano un luogo dove lo spazio dell’ascolto è uno spazio di ricerca e progettazione della loro libertà, dell’autonomia, dell’autodeterminazione come strumenti di uscita dalle situazioni di violenza di genere, e di ricostruzione e riconoscimento delle loro risorse individuali per rispondere al bisogno di riprogettarsi in libertà.
In UDI si costruiscono saperi, progettualità, competenze, esperienze fondanti, si creano reti e tavoli di confronto con le istituzioni e con i soggetti coinvolti nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere: la cassetta degli attrezzi necessaria per dare effettività e aiuto concreto alle donne che lo richiedono, sui temi centrali dei loro bisogni, quali la valutazione del rischio e la messa in sicurezza con l’attivazione degli ordini di protezione o altre misure cautelari, il sostegno psicologico, la ricerca di un alloggio e di lavoro, l’uscita dalla spirale della relazione violenta.
Il centro antiviolenza (CAV) UDI fa parte del Coordinamento Regionale dei centri ed è in rete con tutti i servizi pubblici e privati dell’area cittadina e metropolitana. Grazie al lavoro delle avvocate del nostro Gruppo Giustizia e di altre professionalità nell’ambito dell’assistenza psicologica e sociale, il CAV gestisce sportelli d’ascolto nei comuni dell’area metropolitana d’intesa con le istituzioni locali.
La Convenzione di Istanbul
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, siglata a Istanbul nel maggio 2011, e ratificata in Italia con la legge n. 77 del 27 giugno 2013 definisce la violenza contro le donne come: “una violazione dei diritti umani, […] una forma di discriminazione contro le donne e comprende tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata.”. La Convenzione introduce nuove norme in materia di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori attraverso modifiche al Codice penale e al Codice di procedura penale, oltre a nuove misure di prevenzione e tutela per violenza domestica. Introduce un efficace sistema di contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere (obiettivo delle “quattro P”), proponendosi l’obiettivo di:
Proteggere le donne da ogni forma di violenza in base ad un approccio integrato e sistemico tra vittime, autori e bambini nel più ampio contesto sociale, mirando ad accrescere l’autonomia e l’indipendenza economica delle donne ed evitare la vittimizzazione secondaria, predisponendo servizi di supporto specializzati quali centriantiviolenza, linee telefoniche di sostegno e case rifugio, protezione ai bambini testimoni di violenza.
Prevenire la violenza di genere attraverso programmi di sensibilizzazione sui diritti umani delle donne, promuovendo, nei programmi scolastici, l’educazione alle relazioni improntate al reciproco rispetto, nonché’ la formazione professionale dei soggetti che si occupano di vittime, anche sostenendo programmi rivolti agli autori della violenza di genere attraverso strategie di intervento di carattere preventivo e di trattamento.
Perseguire e punire gli autori a mezzo adeguati strumenti legislativi dissuasivi, adottando altresì misure legislative per garantire che le vittime abbiano il diritto a chiedere il risarcimento del danno ai responsabili dei reati istituendo anche fondi istituzionali per il risarcimento dei reati violenti, garantendo misure affinché non vi siano giustificazioni inaccettabili dei reati.
Si propone altresì di procedere a Politiche integrate nel senso di prevedere piani nazionali triennali come strumenti istituzionali di politica sistemica contro la violenza di genere con impegno di risorse pubbliche.